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PARMA (IN)SICURA: Gaza, ebrei e sicurezza: solo questione di scarsa attenzione

PARMA (IN)SICURA: Gaza, ebrei e sicurezza: solo questione di scarsa attenzione

Facciamo il punto su quanto accade in questi giorni: il Comune appoggia una manifestazione pro Palestina, litiga con l’Associazione parmense per Israele e se ne infischia, come sempre, dei problemi qui sotto casa, “di famiglia” potremmo chiamarli, fra cui la sicurezza in città.

Non prendiamo posizione sulla situazione in medio oriente, non spetta a noi, non abbiamo né la cultura né i trascorsi di quella gente che, magari, ha avuto figli, parenti e amici morti negli attentati di qualche anno fa.

Rimaniamo sul punto, noi. Ricordate qualche esternazione sulla sicurezza?

Non intendiamo proclami del tipo “più sicurezza per tutti” ma proposte reali o affermazione che abbiano un senso.

Noi ne ricordiamo un paio che riassumiamo per estrema sintesi:

    • Non c’è un problema sicurezza a Parma perché Parma è una città sicura in cui si vive bene, si sta benissimo e non succede nulla di grave
    • Per sistemare il problema sicurezza occorrono interventi esterni magari del Governo

Okkei, tutto a posto però fate un po’ di chiarezza in quel che state dicendo. Siamo partiti da “il flash Mobile sicurezza è stato un flop” a “Alla manifestazione Giù le mani da Parma non c’era nessuno” fino al silenzio dopo la seconda manifestazione “Giù le mani da Parma”. Silenzio assoluto osservato dopo una lezione non da poco con migliaia di persone in piazza.

È sempre molto facile parlare dei problemi degli altri, sapendone poco o niente, non avendoli vissuti e soprattutto non vivendo le eventuali implicazioni sulla propria pelle.

Più difficile è fare qualcosa per la città, la gente che vive e lavora qui, quella che paga le tasse e ha paura a fare molte cose, anche solo a parcheggiare l’auto dove la mettono altri stranieri. Se la vuoi ritrovare intera forse ti conviene fare così.

Insomma abbiamo ceduto il passo a chi fa il più forte, chi se ne infischia di regole e buon vicinato, del rapporto fra persone e chi se ne frega anche delle istituzioni. Non ci resta che subire, specie se rappresentati da persone, partiti ed entità a cui dei comuni mortali non importa proprio nulla.

Qui sotto trovare il comunicato del Comune di Parma che aderisce alla manifestazione pro Palestina, come aveva già fatto con ancora più forza tempo fa, e la lite fra associazione parmense per Israele e il sindaco, apparsa oggi 28 maggio 2025 su Gazzetta di Parma.

Diritti umani: Parma aderisce alla campagna “50.000 sudari per Gaza”

IL COMUNICATO EMESSO DAL COMUNE DI PARMA

Il Comune invita anche tutta la cittadinanza e le associazioni a partecipare attivamente, appendendo un lenzuolo bianco alle proprie finestre: un gesto semplice, ma capace di rendere visibile una testimonianza collettiva contro l’orrore della guerra.

L’invito è a fotografare e condividere il gesto sui social utilizzando l’hashtag #ultimogiornodigaza, per contrastare il silenzio e mantenere alta l’attenzione pubblica. Con questa partecipazione, Parma riafferma la propria dichiarazione di Cessate il fuoco a Gaza subito, quale unica condizione per promuovere il valore universale della vita e progettare un confronto diplomatico basato sul diritto internazionale.

Oggi vogliamo trasformare un gesto simbolico in un messaggio di indignazione per la strage in atto e nello stesso tempo di speranza perché l’odio non prevalga.

Scontro fra associazione per Israele e il sindaco di Parma

Un confronto carico di tensione si è acceso tra Enrico Tateo, presidente dell’Associazione Parmense per Israele, e il sindaco di Parma, Michele Guerra. Al centro della polemica, la gestione delle manifestazioni pubbliche legate al conflitto israelo-palestinese e il trattamento riservato ai simboli e alle commemorazioni legate alla comunità ebraica.

Le accuse di Enrico Tateo

In una lettera inviata al primo cittadino, Tateo ha denunciato un atteggiamento che ha definito discriminatorio, parlando esplicitamente di “due pesi e due misure” adottati dal Comune. Ha lamentato la mancanza di iniziative in memoria dei bambini israeliani rapiti e uccisi, come nel caso dei piccoli Bibas, sottolineando l’assenza di un minuto di silenzio o di una luce simbolica sul Municipio. Ha anche fatto riferimento, in toni fortemente polemici, all’ipotesi provocatoria di dover indossare una stella di David per essere riconoscibili per strada, denunciando un clima di ostilità verso la comunità ebraica. Tateo ha inoltre evidenziato l’assenza della bandiera di Israele dal Ponte delle Nazioni, mentre erano visibili quelle della Palestina e della Pace. Secondo lui, questa scelta rifletterebbe un’intenzionale presa di posizione politica da parte della giunta comunale, che eviterebbe volutamente di riconoscere la legittimità dello Stato di Israele.

La replica del sindaco Michele Guerra

La risposta del sindaco Guerra non si è fatta attendere ed è stata altrettanto netta. In una lettera pubblica, il primo cittadino ha espresso profonda delusione per i toni e i contenuti del messaggio ricevuto. Ha definito pretestuose le accuse mosse dal presidente dell’associazione, spiegando che la richiesta di illuminare il Municipio era giunta in tempi tecnicamente non compatibili con la realizzazione dell’iniziativa. Guerra ha inoltre precisato che la bandiera di Israele viene costantemente riposizionata sul Ponte delle Nazioni nonostante ripetuti atti vandalici. In accordo con il Comando dei Carabinieri, sarebbe stata recentemente spostata in una posizione che consente una migliore sorveglianza e l’identificazione degli autori di eventuali rimozioni. Il sindaco ha poi duramente criticato il passaggio in cui si ipotizzava l’uso della stella di David, giudicandolo una forma di ironia inaccettabile e offensiva nei confronti delle vittime della Shoah. Ha definito queste affermazioni una mancanza di rispetto che finisce per banalizzare una tragedia storica di proporzioni immani.

Una frattura che riapre vecchie ferite

Lo scontro tra Tateo e Guerra mette in evidenza una frattura profonda nel modo in cui la città affronta temi legati alla memoria, all’identità e alla geopolitica. La vicenda sottolinea quanto il conflitto israelo-palestinese, pur avvenendo a migliaia di chilometri di distanza, continui ad avere ripercussioni forti anche nel dibattito pubblico italiano. Con toni accesi e accuse pesanti, il confronto rischia di alimentare ulteriori tensioni invece che promuovere un dialogo costruttivo.

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